Questo piccolo “decalogo” è rimasto per molti anni inedito (e dimenticato). Lo scrisse nel 1978 Paul Foley,uno dei migliori professionisti nella storia della pubblicità mondiale, e anche una persona di grande valore culturale e umano; un ottimo copywriter, che alla fine della sua lunga carriera fu per nove anni presidente del gruppo Interpublic. Scritto e pensato per “uso interno” in un’agenzia di pubblicità, contiene valori significativi anche per altre attività umane.
Uno
Il cliente finale è il Consumatore; se lo perdi, tutto è perduto.
Due
Presto o tardi tutti i problemisono problemi “creativi”.
Tre
Fidati delle parole semplici e della semplice aritmetica.
Quattro
Non fidarti delle parole complicate e di continue affermazioni di tranquillità.
Cinque
Diffida della gestione per totale sorpresa.
Sei
Spesso le riunioni numerose servono per suddividere la colpa.
Sette
È facile ottenere un voto unanime per non fare e non decidere.
Otto
Si possono produrre ottimi film pubblicitari entro 100 chilometri da casa.
Nove
Quasi tutti danno poco valore a ciò che non sanno fare.
Dieci
È difficile costruirsi una riserva di benevolenza. La malevolenza, si – ma la benevolenza ricomincia daccapo ogni mattina alle 9.
via [Gandalf.it]
4 commenti:
Illuminante. Da appendere alle pareti degli uffici al posto dei riconoscimenti (inutili).
Sinceramente non ho mai creduto nelle "regole" di quella corrente della pubblicità definita "scientifica"... ma devo ammettere che spesso i valori comunicati sono significativi (come in questo caso).
Penso, comunque, che i creativi di quell'epoca (in maggioranza copy) siano stati dei grandi nel prendere così sul serio la loro professione e se stessi... Traspariva un'immagine della pubblicità, sì giocosa e "creativa", ma anche metodologica (forse non è il termine giusto)... nel senso che il lavoro di "pubblicitario" veniva considerato un lavoro VERO in cui nulla è dato al caso. Oggi, purtroppo, non è la stessa cosa e la massa equipara spesso la "creatività" alla "fantasia"...
non c'è che dire la pubblicità odierna ha subito un grande mutamento a discapito molto spesso della qualità; oggi non è più la qualità che conta ma chi la crea putroppo.
D'accordissimo con te. Proprio pochi giorni fa ragionavo con alcuni colleghi di questo... Il "nome" produce molto più della qualità. E le idee ed i lavori di agenzie piccole (con budget minimali) sono sempre più spesso migliori di quelli dei big. Purtroppo.
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